DEBITO MERCATI EMERGENTI: SARÀ UN ALTRO ANNO INTERESSANTE Secondo NN IP, i mercati di frontiera offriranno le migliori opportunità
08/03/2018 In Primo Piano

Il miglioramento dei fondamentali, le condizioni globali di liquidità favorevoli, il sostegno dei tassi di interesse relativamente bassi e le valutazioni interessanti sono una combinazione di fattori che continuerà a sostenere l’interesse per il debito emergente anche nel corso del 2018”, ha affermato Marcelo Assalin, Head of Emerging Market Debt di NN Investment Partners, durante l’incontro “Outlook 2018 - Emerging Market Debt” tenutosi lo scorso 7 marzo a Milano.
“Il debito dei mercati emergenti attira una domanda elevata e costante, trainata in particolare dal divario di crescita del Pil tra economie sviluppate ed emergenti, che ha superato il punto di minimo nel 2016 al 2% circa. Da allora, il gap ha continuato a crescere e ci aspettiamo che subisca un ulteriore ampliamento nei prossimi anni. Storicamente, si osserva una forte correlazione tra i flussi di portafoglio e questo differenziale di crescita”, ha spiegato Assalin, precisando che “nel 2018, l’Emd dovrebbe generare rendimenti totali interessanti, compresi tra il 4% e l’8%. La nostra view positiva è sostanziata dal miglioramento dei fondamentali e dal livello di attrattività di questa asset class rispetto ad altri mercati obbligazionari”.

Scendendo nel dettaglio di alcuni Paesi chiave, “i timori di un hard landing in Cina si sono notevolmente attenuati e con il deleveraging finanziario la crescita subirà un rallentamento, ma migliorerà in termini di qualità. Il progresso del credito, ancora attorno al 13%, si conferma superiore a quello nominale del Pil, ma il divario si sta restringendo. Inoltre, i servizi offrono ormai il principale contributo alla crescita, mentre la quota dei consumi sul Pil è salita al 50% circa. La nostra view è dunque positiva per il Paese”, ha spiegato l’esperto. Suscitano qualche preoccupazione in più, invece, il Brasile, dove la necessità di riforme è urgente, lo scenario politico è incerto e le dinamiche fiscali sono problematiche, con rischi relativi alla sostenibilità del debito, e il Messico, dove la rinegoziazione del Nafta è in corso, ma l’accordo finale arriverà probabilmente dopo le elezioni presidenziali di luglio. Nell’universo del debito emergente, tuttavia, gode di un’attenzione particolare il debito in valuta forte dei mercati di frontiera che, secondo Assalin, “si trovano nella primissima fase del loro processo di sviluppo e presentano un potenziale economico di crescita elevato, associato a dati demografici favorevoli. Si tratta del segmento dell’universo del debito sovrano in valuta forte che offre i rendimenti più elevati, assieme a una duration relativamente bassa e a una limitata correlazione con i Treasury Usa, ovvero a una minore sensibilità all’aumento dei loro rendimenti”.
A livello di asset class, il debito emergente in hard currency sarà da preferire nel primo semestre dell’anno, dove si prevede una maggior volatilità in diversi Paesi, soprattutto sul fronte valutario, mentre quello in local currency nel secondo semestre dell’anno. Si prevedono anche buone prospettive per i mercati di frontiera e non mancano selezionate opportunità nel debito corporate emergente, grazie al miglioramento dei fondamentali che porterà un’ulteriore compressione degli spread.
Ma quali sono i principali rischi all’orizzonte per i Paesi emergenti? “La normalizzazione della politica monetaria della Fed causerà pressioni al rialzo sui rendimenti obbligazionari e questo non dovrebbe compromettere il quadro positivo del debito emergente, ma se l’inflazione dovesse aumentare più del previsto, la Fed potrebbe intraprendere un orientamento più restrittivo, alimentando la volatilità. Un altro fattore di rischio che teniamo monitorato è rappresentato dalla possibilità che gli Stati Uniti adottino ulteriori misure protezionistiche che potrebbero innescare forti ritorsioni e condurre ad una vera e propria guerra commerciale, situazione dannosa per i Paesi emergenti, ma questo non è il nostro scenario di base”, ha spiegato Assalin.
“Sono 25 anni che NN IP investe nei Paesi emergenti e siamo convinti che ci sia ancora molto da esplorare”, ha affermato Simona Merzagora, Managing Director di NN IP Italia. “Quest’anno sono 25 anni che è stato lanciato il nostro fondo Emerging Market Debt Hard Currency e continuiamo a credere in questa asset class che nel corso degli anni si è sviluppata profondamente. Per noi i rendimenti sono il risultato di un profondo processo di investimento che si è raffinato in tutti questi anni, combinando elementi quantitativi e di analisi fondamentale e macroeconomica, con anche elementi ESG, importanti per individuare meglio l’attrattività dei Paesi in cui investiamo”.

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