REFLAZIONE, CRESCITA SINCRONIZZATA E NORMALIZZAZIONE NEL 2018 Secondo Mirabaud Am, lo slancio dell'economia globale proseguirà quest'anno
15/02/2018 L'Esperto dice...

Nel 2017 l’economia globale è cresciuta al ritmo più veloce degli ultimi sette anni, con il commercio internazionale che è aumentato del 4,3% in termini reali e con l’economia cinese che ha contribuito all’attività economica globale molto più delle attese, con una crescita del Pil del 6,8%. La crescita globale ha continuato a rafforzarsi, raggiungendo il 3,6% e la ripresa ciclica è stata di ampio respiro e ha interessato sia i Paesi sviluppati, sia quelli emergenti. "A nostro avviso - Gero Jung, Chief Economist di Mirabaud Asset Management nel corso della presentazione del proprio outlook 2018 a Milano - è probabile che lo slancio economico prosegua anche quest’anno, sostenuto da una crescita più rapida negli Stati Uniti e nei mercati emergenti. Il 2018 è da considerare già come un anno storico, con i mercati azionari che hanno messo a segno la loro migliore performance di gennaio degli ultimi 30 anni e con i titoli obbligazionari statunitensi a 10 anni che invece hanno registrato il gennaio peggiore degli ultimi 60 anni in termini di rendimento aggiustato per il rischio", hanno affermato Jung. "I rendimenti obbligazionari negli Stati Uniti e in Europa continueranno a tornare alla normalità, in un contesto caratterizzato da una volatilità moderatamente più elevata, un ulteriore calo del dollaro e un’accelerazione al rialzo dei prezzi delle commodity. Quanto all’inflazione, lo scorso anno, questa è rimasta ben al di sotto dei target fissati dalle Banche Centrali in molti Paesi sviluppati e i salari non sono aumentati come da attese, soprattutto a causa di fattori di lungo termine. Nel 2018, invece, ci aspettiamo che l'inflazione aumenti gradualmente, con i gap tra prodotto interno lordo effettivo e potenziale che si ridurranno", ha commentato l'esperto di Mirabaud Am.

"Rendimenti in aumento, crescita sincronizzata dell’economia globale e un incremento delle pressioni inflazionistiche di fatto si stanno combinando, confermando così lo scenario di reflazione previsto. Ci aspettiamo inoltre che l’economia globale continuerà a espandersi nel 2018, con una crescita sincronizzata tra i Paesi emergenti e quelli sviluppati. È probabile che nel 2018, tutti i Paesi membri dell’OCSE, ad eccezione del Regno Unito che continuerà a subire gli effetti negativi dell’incertezza legata alla Brexit, vedranno le proprie economie crescere più velocemente rispetto al loro output potenziale. In Europa, la crescita rallenterà leggermente attorno al 2%. Negli Stati Uniti invece, più avanti nel ciclo economico, la riforma fiscale dovrebbe finalmente entrare in vigore nel primo trimestre 2018 e, a partire dal 2019, si applicheranno aliquote ridotte alle imposte sui redditi d’impresa. Questo piano di stimoli darà una spinta agli utili aziendali, soprattutto tra le società manifatturiere, e sarà di supporto alla crescita. Tuttavia, nel più lungo periodo, amplierà il deficit di bilancio degli Stati Uniti e il suo effetto sull’economia sarà limitato perché il divario tra prodotto effettivo e potenziale sarà ormai positivo. Nei Paesi sviluppati le Banche Centrali forniranno un supporto minore alle economie. La Federal Reserve ridurrà di 420 miliardi di dollari la dimensione del suo bilancio, portandolo a 4.000 miliardi di dollari e ciò aumenterà il term premium sui titoli sovrani a più lunga scadenza. Anche le condizioni finanziarie si irrigidiranno e, per quest’anno, ci aspettiamo che la Fed effettuerà quattro rialzi dei tassi, ciascuno di 25 punti base", ha sottolineato Jung, per poi proseguire: "I bilanci della Banca Centrale Europea e della Bank of Japan, invece continueranno a crescere, ma gli acquisiti di asset mensili saranno minori. In Europa, la Bce potrebbe terminare il suo programma di acquisti a fine anno, per poi concentrarsi sui tassi di interesse e sul reinvestimento dei ricavi derivanti dai bond in scadenza. Di conseguenza, vi è un forte rischio che il mercato inizi ad anticipare la fine del ciclo di liquidità ben prima del previsto. In Cina i livelli del debito restano elevati, ma nel 2017 si sono stabilizzati. La crescita più debole registrata nel quarto trimestre dell’anno scorso è il risultato di un sostegno statale ridotto e di un mercato immobiliare meno frenetico. Per il 2018 lo scenario probabile è ancora quello di un soft landing. Tuttavia, il contributo della Cina alla crescita globale sta continuando ad aumentare in quanto le dimensioni della sua economia stanno crescendo. In termini di rischio, è improbabile che il mercato immobiliare cinese danneggi il sistema bancario in quanto le famiglie cinesi presentano uno stato patrimoniale solido. Esistono tuttavia rischi significativi per quanto riguarda investimenti in infrastrutture e impianti di produzione. I prezzi delle materie prime continueranno a essere sostenuti dall'aumento della domanda globale. Tuttavia, è improbabile che il prezzo del petrolio WTI superi i 60 dollari al barile considerato il rapido aumento dell'offerta dal Nord America. Tassi di interesse reali più elevati fanno sì che investire in oro stia diventando meno allettante, per via del costo opportunità. Per diversificare i portafogli consigliamo ancora un'allocazione in oro del 5%", ha affermato Mirabaud Am.

Il contesto economico - ha spiegato ancora Jung - dovrebbe essere positivo per i mercati finanziari, con una crescita globale più rapida, utili aziendali in miglioramento, un moderato aumento dell'inflazione e condizioni finanziarie favorevoli. Tuttavia, l'allineamento di tutte queste variabili comporta un aumento della volatilità all'inizio del 2018 e anche dei rischi. In primo luogo, in molti Paesi gli indici di fiducia delle imprese e dei consumatori sono elevati, per cui ormai il margine per un ulteriore aumento è limitato. In secondo luogo, le valutazioni restano molto tirate e sensibili a uno shock dei tassi d’interesse, sebbene non abbiano un valore predittivo sui futuri rendimenti obbligazionari in un orizzonte temporale di uno o due anni. Di conseguenza, la performance del mercato azionario dipenderà principalmente dalla crescita degli utili e qualunque risultato deludente potrebbe portare a una correzione. Ad ogni modo, mentre negli ultimi anni i principali driver dei movimenti di mercato sono stati i fattori monetari, nel 2018 saranno i fondamentali che dovrebbero tornare ad esserlo”.

In questo contesto una gestione altamente attiva, basata su forte convinzioni può premiare. “Noi - ha commentato David Basola, Responsabile per l’Italia di Mirabaud AM - siamo entrati sul mercato dell’asset management nel 2011,durante il boom della gestione passiva, ma abbiamo scelto una strada opposta: investimenti attivi in aree domestiche o di nicchia. Oggi, con la ripresa della dispersione che sembra prendere forza con le politiche monetarie meno espansive, la scelta fatta sei anni fa sta dando soddisfazioni. Negli ultimi anni infatti i rendimenti dei singoli titoli hanno mostrato una correlazione molto stretta, ma è probabile che questa si ridurrà in futuro, consentendo agli asset manager attivi come noi di generare alfa nei portafogli”, ha affermato Basola, mentre Jung ha concluso: “Diversi fattori ci portano a mantenere un’asset allocation neutrale sull’azionario, con una preferenza per i titoli industriali, i ciclici, i bancari e quelli legati alle commodity. Siamo in attesa di una correzione che porti le valutazioni al ribasso verso livelli più attraenti prima di incrementare ulteriormente l’esposizione sui titoli di rischio azionari. Sul fronte obbligazionario, suggeriamo una diversificazione del portafoglio, acquistando bond a tasso variabile e titoli legati all’inflazione. Osserviamo attentamente i movimenti del dollaro, con l’intenzione in futuro di coprire dal cambio i portafogli denominati in euro e in sterline”.

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