Per il 2018, lo scenario principale vede una crescita moderata associata a un’inflazione sotto controllo. Ma, se quest’ultima dovesse sorprendere al rialzo, rimane il rischio che si concretizzi un periodo di stagflazione. In ogni caso, gli investitori sembrano oggi eccessivamente ottimisti sulle prospettive economiche e sugli investimenti, e dovrebbero essere pertanto cauti nell’assumersi eccessivi rischi. Ne è convinto François Savary, Chief investment officer e vice Ceo di Prime Partners intervenuto all’evento organizzato a Milano il 17 novembre da Ram Active Investments.
“A partire dal 2016 c’è stato un miglioramento nei dati del commercio mondiale”, spiega Savary, che prevede una stabilizzazione di questa metrica e osserva che “ne beneficeranno in particolare i Paesi emergenti”. Sul fronte dell’inflazione, invece, “è difficile capire perché non si sia ancora alzata. Il rischio che nel 2018 l’inflazione possa salire non è sufficientemente tenuto in considerazione dagli investitori”, prosegue Savary.
La crescita globale, in ogni caso, secondo l’esperto di Prime Partners dovrebbe stabilizzarsi, tanto che è molto improbabile un’ulteriore accelerazione. “Nelle nostre previsioni economiche, ipotizziamo diversi scenari. Quello centrale, prevede una crescita moderata con l’inflazione sotto controllo. Tuttavia, bilanciamo questo scenario con uno alternativo, che vede un periodo di stagflazione, dovuto a un aumento dell’inflazione associata a una crescita moderata”, spiega Savary.
Quanto alla Fed, Savary si aspetta un ulteriore rialzo dei tassi a dicembre, seguito da altri due interventi nel corso del 2018. L’effetto si farà sentire nel corso dei mesi successivi sulle prospettive della crescita, che non sarà più favorita dalle politiche monetarie. È difficile tuttavia che un sostegno alla crescita negli Stati Uniti arrivi dalle riforme strutturali, perché, sempre secondo Savary, l’amministrazione Trump molto difficilmente riuscirà a fare qualcosa di incisivo. Rimangono poi dei vincoli strutturali, come demografia, produttività e indebitamento, non favorevoli a una ripresa del ciclo economico.
Dato questo scenario, “gli investitori ci sembrano troppo ottimisti, dovrebbero aspettarsi maggiore volatilità”, spiega Savary. L’esperto spiega poi che i buoni fondamentali sono già scontati nei prezzi degli asset rischiosi, in particolare in quelli delle azioni. Ecco il perché del posizionamento strategicamente neutrale, ma tatticamente sottopesato indicato da Savary. “Preferiamo in ogni caso gli investimenti azionari nei Paesi emergenti, anche se i corsi sono cresciuti molto nel 2017, e in Europa. Inoltre, stiamo puntando sul Giappone e abbiamo sfruttato i recenti ritracciamenti per accumulare posizioni. In uno scenario di bassi tassi di interesse e un limitato potenziale di apprezzamento per le azioni, crediamo che gli investimenti alternativi dovrebbero essere sovrappesati, mantenendo un focus sulla diversificazione”, conclude Savary, che indica tra le strategie preferite quelle di tipo Global macro, Long/short equity, Merger arbitrage e quelle sulla volatilità.