Come era prevedibile, anche per UBS Asset Management l'outlook sui mercati per il prossimo anno ha risentito dell'esito elettorale negli Stati Uniti, che dovrebbe determinare un significativo cambio di rotta nelle politiche americane. Nell'aprire il convegno intitolato "Investing in 2017... and beyond", organizzato ieri (1 dicembre, ndr) a Milano, Gregor Hirt, Chief Investment Officer, UBS Asset Management, ha messo in evidenza come ci siano ancora grandi interrogativi sulle prossime mosse di Donald Trump, che è passato da dichiarazioni da Mr. Hyde, su protezionismo e immigrazione, a quelle da Dr. Jekyll, con l'appello all'unità nazionale e l'apertura verso la Russia. "La reazione dei mercati alla vittoria di Trump è stata in linea con le nostre aspettative, sebbene prevedessimo che le oscillazioni a cui abbiamo assistito nel solo giorno del 9 novembre, ovvero la discesa e il recupero dell'azionario americano, il rafforzamento del dollaro e il calo dei mercati emergenti, si sarebbero realizzate su un arco temporale maggiore", ha spiegato Hirt.
"Guardando agli Stati Uniti", ha proseguito Hirt, "riteniamo che l'attuale contesto di crescita dei salari e calo nel tasso di disoccupazione possa comportare un aumento nel rischio di risalita dell'inflazione che per il momento i mercati stanno sottovalutando. Dato il rafforzamento del dollaro, invece, ci aspettiamo che nel 2017 la Fed opererà solamente uno o due rialzi nei tassi d'interesse".
Riguardo all'Europa, Hirt ha osservato come ci siano alcuni problemi da risolvere: "In Italia, ad esempio, una criticità è rappresentata dai non performing loan che gravano sul sistema bancario, a differenza della Spagna dove tale problema è stato risolto anni fa attuando una pesante ristrutturazione". Tuttavia, secondo il Cio di UBS Asset Management, "le economie europee continueranno a beneficiare degli effetti positivi della politica monetaria espansiva della Bce, che continueranno anche oltre la data prefissata di marzo 2017 senza avviare alcun programma di tapering nel corso del prossimo anno".
Successivamente, sono intervenuti nel corso dell'evento tre gestori di UBS Asset Management, che hanno fornito la loro view su alcune specifiche aree d'investimento.
In tema di reddito fisso, Simon Foster, Senior Fixed Income Specialist, ha rivelato: "Attualmente c'è forte incertezza sul mercato obbligazionario, sui Treasury a seguito dell'elezione di Trump e sui Gilt per effetto della negoziazione sulla Brexit. Riteniamo che questo rappresenti uno scenario più favorevole alle strategie flessibili, che consentono di variare l'esposizione ai bond in modo dinamico ai mutamenti del contesto di mercato, e in grado soprattutto di coprire il rischio duration in caso di rialzo dei tassi d'interesse".
Spostando l'attenzione sull'azionario americano, Grant Bughman, Senior Equity Specialist, ha analizzato le recenti oscillazioni di Wall Street: "Nei giorni successivi alla vittoria di Trump ne hanno beneficiato soprattutto i settori prociclici, nella previsione di un aumento delle misure di stimolo dell'economia interna. A trarre profitto dall'esito elettorale sono stati anche i titoli del comparto finanziario, trainati sia dall'aumento nei tassi d'interesse a lungo termine che dal clima più business friendly della nuova Amministrazione repubblicana verso gli istituti bancari". Se si analizzano le attuali valutazioni di Borsa, il parere di Bughman è che la situazione sia sotto controllo: "L'indice S&P 500 scambia a 18 volte gli utili del prossimo anno, che è da considerarsi un valore equilibrato su base storica, per cui riteniamo che le valutazioni siano accettabili. Inoltre, prevediamo che l'accelerazione nel tasso di crescita americano spingerà verso l'alto anche gli utili societari".
Infine, Geoffrey Wong, Head of Global Emerging Markets, ha fornito un quadro sulla situazione degli emerging markets: "Dal punto di vista dei fondamentali i dati stanno migliorando, i prezzi delle materie prime si sono stabilizzati e il debito ha smesso di salire, tutti e tre fattori positivi per i Paesi emergenti. Vediamo diverse possibili opportunità in quest'area, da quelle fornite da Paesi come India, Indonesia, Tailandia e Filippine, le cui economie sono caratterizzate da forte domanda interna e da un ceto medio che sta crescendo significativamente, a quelle generate da mercati che presentano delle forti sottovalutazioni, come ad esempio la Russia". Secondo Wong, anche i temuti rialzi nei tassi americani non produrranno effetti negativi sugli emerging markets, qualora la loro crescita si dovesse dimostrare solida, mentre potrebbero essere fonte di maggiore instabilità eventuali misure protezionistiche attuate dal nuovo Governo americano o un ulteriore rafforzamento del dollaro.